Ritorno a Kasiha (Capitolo Terzo)

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Ritorno a Kasiha

Capitolo Terzo

Il tempo non cancella il dolore

Era ormai l’alba quando l’Orient stava rientrando a Groote Eylandt. Smith aveva terminato il suo pattugliamento settimanale e ad aspettarlo in banchina c’era suo cognato, lo sceriffo Miller, che essendo passato prima dall'aeroporto, aveva già ritirato la posta indirizzata alla capitaneria; tra isolani e colleghi ci si aiutava spesso e volentieri. Miller e il comandante Thompson rappresentavano in pratica lo stato e le sue leggi, lì ad Alyangula. Lo sceriffo considerava Jo uno scansafatiche e spesso i due non si trovavano mai in sintonia; si sopportavano a malapena soltanto il venerdì pomeriggio quando uscivano a pescare a traina. Ligio al servizio e al dovere, Miller alzava il gomito solo di rado e di conseguenza il Fisherman's Bar non era per lui luogo di grande frequentazione, a differenza del collega di marina che invece era un habitué del locale.

Ormeggiata la pilotina, Smith esaminò velocemente la bolgetta postale. Il contenuto era più o meno il solito: nuove carte nautiche, aggiornamenti al portolano e documenti militari vari, ma ciò che richiamò subito la sua attenzione fu l’unica lettera di corrispondenza. La missiva era indirizzata alla capitaneria di porto di Groote Eylandt e riportava la dicitura“Riservata! Alla cortese attenzione del Capitano di Vascello John Thompson”.


Doveva essere certamente qualcosa d’urgente ed importante, se la direzione del personale militare di Sydney improvvisamente si era ricordata del vecchio Jo e si era presa la briga di scrivergli due righe. Sbattuta la portiera del pickup dello sceriffo e lanciato il sacco della posta nel sedile posteriore, con la lettera tra le mani Smith si rivolse al cognato.

“Forse è la volta buona che lo mandano in pensione”
“Perché non lo scopriamo subito? Andiamo al Fisherman's Bar, avrà sicuramente passato la notte da Sally”, rispose Miller.

Come volevasi dimostrare, Jo fu trovato in mutande nel retro del bar appoggiato alla balaustra della veranda intento a rollarsi una canna di marijuana, mentre attendeva che Sally gli preparasse il caffè. La sua schiena aveva da sempre attirato l’attenzione di Miller, che più di una volta aveva cercato invano di farsi confessare da Jo il significato e la ragione di quegli orrendi e incomprensibili tatuaggi. Lo sceriffo però, quella mattina era più interessato al contenuto della lettera trovata fra la posta; gli si avvicinò arrivandogli alle spalle e gli batté con violenza le sue enormi mani sulla schiena nuda.

“Quanti petti ha visto questa schiena, comandante?!”, esclamò Miller.
Colto alla sprovvista, Jo sobbalzò e la sigaretta andò perduta spargendo il suo prezioso contenuto sul pavimento.
“Miller porca troia, sei il solito cretino! Smith è successo qualcosa?
Com'è andato il pattugliamento?”
“Niente di particolare Jo, i lavori della raffineria proseguono ed il molo è quasi pronto. I pescherecci di Alyangula sono ancora tutti in mare e cos’altro? Ah sì, per finire devo darti questa””, rispose Smith porgendo la busta al suo comandante. Poi continuò abbassando quasi d’istinto il tono della voce: “Sembrano esserci novità dalla casa madre... Non l’ho aperta comunque, è riservata a te”


Nel frattempo era arrivata Sally. Appoggiò il caffè sul tavolo e salutò i due uomini, poi si strinse a Jo in un abbraccio mentre egli apriva la busta.

“Il venti di questo mese devo andare alla direzione del personale, pare che mi hanno mandato in pensione. Dice che presto verrà nominato il mio sostituto”
Passò qualche interminabile secondo, poi finalmente Sally ruppe il silenzio.

“Jo, era quello che aspettavamo da un bel po’ di tempo, non è così? Finalmente ce ne andremo via di qua e magari faremo quel viaggio all'isola di Kasiha!

Gli dette un bacio schioccante sulle labbra e si allontanò verso la cucina, lasciandolo in compagnia di Smith e Miller.

“Kasiha? Mai sentita”, disse lo sceriffo.

“Miller è una lunga e vecchia storia di guerra che non vorresti sentire, dammi retta”, smorzò immediatamente Jo.

“Certo che sei proprio un tipo strano, fattelo dire vecchio”, borbottò Miller.

“Per la miseria, allora questo è il mio ultimo mese da comandante, un goccio di whisky per festeggiare ci sta tutto! Vi unite a me?
I due lo fissarono negli occhi per un attimo con un’aria strana, quella di chi si sorprende ancora una volta a stupirsi di fronte alla normalità. “No, grazie”, disse lo sceriffo con voce quasi schifata, prima di fare un eloquente cenno con la testa al cognato. “Fai il bravo Jo”, aggiunse prima di prendere commiato dal retro del Fisherman's Bar.

Il comandante di marina rimasto solo si sedette sui gradini della cucina e rilesse la lettera. Stando a quello che c’era scritto, a ciò che poco prima non aveva letto ad alta voce, non solo lo mandavano in pensione, ma il Corpo aveva anche l’intenzione di riaprire il suo fascicolo post prigionia e questo voleva dire senz'altro che avrebbe dovuto ripresentarsi davanti alla commissione disciplinare della Marina Militare per riesporre i surreali e drammatici fatti del ‘43. Il naufragio, i grandi cetacei, l’isola di Kasiha, il popolo dei Maori, l’attacco giapponese, la cattura e la prigionia. Tutti ricordi dolorosi che all'improvviso riemergevano dal suo passato. Ad ogni modo, dimenticarli del tutto per lui era impossibile; in particolare la storia del popolo dei Maori di Kasiha, poi, l’aveva tatuata, oltre che sulla pelle della schiena, anche nel profondo dell'anima.

Continua....

by kork75:https://steemit.com/ita/@kork75/ritorno-a-kasiha-capitolo-terzo-by-kork75


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