On Air
Per Roberto quel piccolo studio radiofonico barricato all’ultimo piano del suo stabile non era solamente rock condito dal linguaggio giovanile, dalla pubblicità e dagli auguri alla nonna Amalia, ma era tutto ciò che aveva da sempre sognato e desiderato: una stazione radio tutta sua. A riconoscerla “Basta Radio” era facile, partendo dalla voce dello speaker, con quel modo di annunciare tanto diverso dalla voce della Radio Nazionale, tutto il contrario di come Roberto, vecchio annunciatore di notiziari, era abituato a fare nei suoi anni passati ai microfoni di “Prima Radio” da sempre impegnato nella perenne ricerca di darsi un tono ufficiale, impersonale e governativo. Basta Radio era una radio libera e quelli erano gli anni Settanta.
“Vede, signor Gerardi, l’annunciatore libero si distingue innanzitutto per la sua totale assenza di scusate, rettifico o chissà quale altra frase di circostanza che lei era abituato a usare a Prima Radio. Qui in caso di papera… si va avanti e si può anche sbagliare. Abbiamo l’approccio informale, cioè, come viene va bene, come se ci si rivolgesse a degli amici al bar”, spiegò Jack, il disc-jockey, mostrando a Roberto la consolle.
“Capisco”, rispose Roberto facendosi passare tra le mani una trentina di dischi ancora incellofanati.
“A quelli, tutta roba valida, lì ho acquistati ieri appena ho incassato il suo assegno. Rolling Stones, Dire Straits, Eagles, Jethro Tull, Black Sabbath, Creedence Clearwater Revival e gli Who. Dovevamo rinnovare e grazie a Lei oggi abbiamo una scaletta da vero trip”, disse entusiasta Jack mentre sostituiva la puntina del giradischi.
*“Trip? Va beh lasciamo stare. E lei chi è?” * Domandò Roberto indicando la ragazza dietro la vetrata posticcia dello studio.
“Ah, la biondina. Carina vero? È una studentessa universitaria, si chiama Marusca, ci aiuta a passare i dischi e a volte ci porta le notizie del quartiere. Ora la faccio entrare”, rispose Jack facendo un cenno alla ragazza.
“Signor Gerardi è un onore conoscerla”, si presentò Marusca stringendo forte la mano a Roberto.
“Piacere…”
“Quando ho saputo che lei abitava qui mi sembrava di sognare… il grande Gerardi, quello della Radio Nazionale, vive nello stesso palazzo della nostra radio libera e ora ne è il proprietario. Le confido una cosa, anche se tutto il Paese la crede in pensione, non ho resistito a raccontare a mia madre che Lei leggerà le notizie a Basta Radio”, proferì tutto di un fiato la ragazza.
“Una curiosità, me la deve togliere, perché Basta Radio? Perché ha investito in noi? Dica la verità Gerardi, ora che tutto questo è suo… ci vuole fare chiudere. Lo so che la vecchietta del primo piano non ci sopporta: ci chiama capelloni drogati”, disse sorridendo jack.
“Vuole una risposta? Amo la radio e senza non saprei stare. Premetto che sono un consumatore di radio libere, che trovo deliziose e interessanti dal punto di vista musicale. Infatti, la Radio Nazionale per reagire all'offensiva dei vostri dischi non ha trovato di meglio che intensificare i dibattiti, i convegni, le interviste su tutto, dalla borsa della spesa ai reattori nucleari, col risultato di allontanare l'ascoltatore: che noia… Poi siete arrivati voi fin dentro casa mia. Proprio Piera, la vecchina del primo piano, mi aveva parlato di cosa succedeva sul tetto del nostro stabile”
“Spero in maniera positiva”, disse Marusca.
“Non proprio, ma da quel giorno ogni sera tornato a casa dalla redazione di Prima Radio non potevo che non sintonizzarmi sulla vostra radio. Amo il rock progressivo”
“Senza il suo intervento avremmo chiuso i battenti. Grazie di cuore”, sentenziò Jack.
“In fondo cosa occorre per tenere in piedi la baracca? Poco, una stanza al sesto piano, con un'antenna sul balcone. La redazione e fatta da due studenti che nelle loro ore libere si danno il cambio al giradischi propinando musica suggerita da uno squattrinato disc-jockey, è tutto già perfetto così, ma mancava solo un po' di professionalità comunicativa, ed eccomi a condurre il nostro radiogiornale”, concluse Roberto.
Roberto, dopo un rapido sguardo alla programmazione, si confidò con i due ragazzi; l’uomo gli raccontò della sua meraviglia nel constatare di come i giovani ascoltatori masticassero l’inglese utilizzando uno slang tutto loro per interagire con Jack nel suo programma: quasi come se fossero a Londra o New York e non nel loro quartiere.
“Vedete … I vostri testi spesso mancano di un minimo di professionalità e non basta uno stile goliardico per sembrare… diciamo giovani, frizzanti e spregiudicati. I complessi musicali vanno presentati così, con quell'inglese un po' urlato, ma i notiziari: no!” Disse Roberto in tono fermo.
“Maestro ci faccia un esempio”, lo incalzò sarcastico Jack.
“Bene, ecco cosa ho sentito ieri sera al vostro notiziario: la manifestazione è stata rinviala in quanto, cioè, piantala di fare lo stronzo, c'è Marusca qui che mi fa ridere!”, Roberto fece una pausa e concluse:
“Così non va bene, non è professionale, ma miglioreremo”.
L’anziano conduttore salutò i ragazzi lasciandoli alle prese con la loro musica. Uscito sul terrazzo volse lo sguardo sulla città e pensò a quante migliaia di messaggi erziani l’attraversavano quello spazio, entrando nelle case, nei negozi e nelle automobili dei suoi concittadini. Era emozionato per la sua nuova avventura alla radio e il suo, si era promesso, non sarebbe stato un semplice notiziario. Gli sembra già di avvertirla, la sindrome del radioascoltatore, costretto a inseguire sul suo transistor un turbinio di suoni che invocano udienza, cercando il suo radiogiornale. Roberto, Basta Radio se l’immaginava come una febbre che doveva salire e scendere al minimo spostamento della manopola; ribellioni giovanili, bella musica, informazione e pubblicità. Tutti nessuno escluso nel quartiere, da Giulia la parrucchiera alla zia Ernestina, dovevano sintonizzassi sulla sua radio. Nella sua testa aveva già tutto chiaro. “Sentite che sound ragazzi e adesso via con la sigla di chiusura”, stacco musicale e dopo i saluti “dal vostro Jack” arriva lui la “star” con il suo programma fatto d’impegno in tutti i campi dell'informazione, dalla musica, alle notizie, allo sport, ai diritti dei consumatori, alla difesa del dialetto, alla scuola, alle realtà locali e tanto altro. Roberto non vedeva l’ora d’iniziare: on air.
Un racconto by kokr75!