La fine di un’estate

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3 years ago

La tromba marina del giorno prima al largo del Tirreno aveva solo sfiorato le coste della Sicilia settentrionale. La mareggiata invece si era abbattuta violentemente lungo il litorale, le raffiche di vento e il temporale con una pioggia battente, avevano causato diversi danni agli stabilimenti balneari. Lo scirocco aveva raggiunto il suo culmine intorno alle diciotto, il vento che soffiava a 90-100 km orari aveva divelto cabine e ombrelloni, costringendo i bagnanti e i turisti ad abbandonare le spiagge e mettersi al riparo. In paese, con le imbarcazioni dei pescatori e dei residenti al sicuro e la gente allertata, la situazione era sotto controllo. Solo alcuni alberi sradicati e alcune tegole di tetti volate in strada resero la serata movimentata, soprattutto ai Vigili del Fuoco. Per fortuna non si registrarono feriti, ma tanto spavento. Il maltempo però non aveva chiuso Saro in casa. Il giorno dopo alle nove del mattino, sotto un acquazzone che sembrava dire che oramai l’estate era finita, scese di corsa in paese destinazione il Luna Park. Sul lungomare lo aspettava Vasilica, la sua ragazza.

La scena che Saro si trovò davanti, era sconvolgente. La giostra del padre di Vasilica era ribaltata su se stessa. Il forte vento del giorno prima ne aveva scoperchiato il tetto che ricadendo sulla piattaforma rotante la fece inclinare di lato, sfondando i rivestimenti di cartapesta e danneggiando il motore. Quell'ammasso di ferraglia, legno e cartapesta erano un pugno nello stomaco. La bella giostra, che ruotando faceva andare su e giù lungo le staffe d’ottone gli splendidi cavalli bianchi con gli occhi blu e dalle criniere rosse, ormai era solo un ricordo. Saro andò alla ricerca del suo cavallo, quello, dove in un pomeriggio di luglio lui e Vasilica si scambiarono il primo bacio. Spostando e sollevando detriti e lamiere lo trovò e gli luccicarono gli occhi, era miracolosamente intatto. Lo riconobbe perché seppur uguale agli altri venti della giostra, dietro l’orecchio destro c’erano incise le loro iniziali (V+S) dentro un cuore. Quelle iniziali per lui volevano dire tutto, lei era il suo primo amore, il suo primo bacio e la sua prima volta, lei era Vasilica. L’aveva conosciuta a giugno, quando arrivò in paese con il caravan guidato dallo zio e al seguito un enorme camion, con sopra la giostra di suo padre Nicolae. Il primo pomeriggio libero dopo la fine della scuola, Saro accompagnò la nonna sul lungomare e attratti dal parco dei divertimenti, entrarono al “Luna Park SMILE” ed è lì che la vide. Di carnagione mediterranea, mora, capelli lisci raccolti in due trecce, occhi neri e con un sorriso radioso, Vasilica aggrappata all'asta d’ottone girava in piedi sul cavallo, con una gonna blu al vento, cantando a squarciagola “Una canzone d’amore degli 883”, un colpo di fulmine. Fu un’estate favolosa; per la promozione a Saro regalarono il motorino. Con il suo “Ciao” usato di colore viola, raggiungeva Vasilica (anche lei motorizzata con un “Fiffy 50” nero) e insieme andavano al mare a San Gregorio. Passavano le loro serate sul lungomare di Capo d’Orlando, inseparabili a volte andavano al cinema all'aperto o in giro per le sagre di paese. Prima di salutarsi nel cuore della notte, si sedevano sempre sugli scalini della giostra e trascorrevano ore intere a fantasticare sul loro futuro, promettendosi amore eterno. Un giorno i due si spinsero sino a Milazzo, lì il “Ciao” abbandonò Saro che tornò a casa in treno, mandando su tutte le furie, i suoi genitori. Appiedato, era Vasilica che ogni giorno saliva in collina a prenderlo.

Il giorno della giostra distrutta a Saro sembrò tutto diverso, anche Vasilica pareva un altra, ma non capiva il perché. Certo comprendeva che lo zio e il padre della sua ragazza erano senza lavoro, ma le sue lacrime e i suoi lunghi silenzi erano inconsolabili. Arrivò la sera, il “Fifty 50” con i due ragazzi in sella faceva fatica a salire lungo la collina che portava a casa di Saro, la pioggia battente e l’asfalto bagnato mettevano a dura prova la guida di Vasilica. Saro si era offerto di guidare lui, ma la ragazza aveva seccamente rifiutato. Giunti sulla soglia di casa bagnati fradici Saro chiese per l’ennesima volta se la ragazza voleva restare da lui quella notte e all'ennesimo rifiuto se ne fece una ragione, la bacio ed entro nel cancello di casa. Proprio mentre stava per riaccendere il motorino Vasilica lo richiamò, a lui sembrava che stesse piangendo, ma forse non erano lacrime, era solo la pioggia. Tutto quello che lei riuscì a dire, fu un ciao e riparti. Il giorno dopo, il ragazzo si reco allo SMAIL. Il parco dei divertimenti era ancora chiuso al pubblico, ma lui ormai si sentiva parte di quel posto e conosceva a memoria la strada per arrivare al caravan di Nicolae. A passo spedito attraversò la casa degli specchi, quella degli orrori, i calci in culo, la ruota panoramica, il bruco, i vari tiri a segno, sino ad arrivare alla spianata dell’autoscontro e dei go-kart. Proprio dietro alla pista dei go-kart c’erano le casette prefabbricate, le roulotte e i caravan dei giostrai e degli operai addetti al parco. Quello che non trovò era il caravan di Vasilica, proprio lì, dove era parcheggiato e dove era allestita una splendida veranda, c’era uno spiazzo vuoto d’erba, di fango e pozzanghere, con ancora evidenti i segni del mezzo in manovra. Dove era andata Vasilica? E che fine aveva fatto Nicolae? Non gli restò che dirigersi verso la zona delle montagne russe, dove era allestita l’area dei bambini con i vari gonfiabili e sperare di trovarli lì, vicino a ciò che era rimasto della giostra di Nicolae. Arrivato sul posto, trovò due operai del comune e due addetti al parco che caricavano su un camion i resti di quello che rimaneva dell’attrazione del padre di Vasilica. Di lei, di suo padre o dello zio, nessuna traccia. Facendosi coraggio chiese agli operai se avessero visto Nicolae, la risposta fu un tonfo al cuore. Se ne erano andati. Avevano venduto ciò che rimaneva della loro giostra e nel cuore della notte liberata la piazzola, lasciarono il Luna Park. Perché cosi all’improvviso? Prendere e partire, per dove? E Vasilica era d’accordo? Lo sapeva ieri sera che sarebbe andata via? Perché quella fuga? Saro era disperato e con le lacrime agli occhi e il cuore pieno di rabbia corse veloce fuori dal parco, maledicendo Vasilica, suo padre e i giostrai, il Luna park, l’amore e il mal tempo. Arrivato a casa, si chiuse in camera e prese a pugni il muro. Era l’estate del 1996.

Un racconto by kork75!

Saluti by kork75

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