Martin, dopo una notte di tempesta, cercò di tenere lo sloop sottovento. Il Valentine, di proprietà di un ricco banchiere, era una bella e lussuosa imbarcazione dotata di tutti i comfort. Lunga cinquanta metri e con una maestosa vela, lo yacht aveva retto bene la furia delle onde e le sferzate di vento improvviso del giorno prima. La bufera, aveva colto impreparato il suo equipaggio, ma grazie alla maestria di Martin, skipper di lunga esperienza, il sontuoso sloop si rifugiò a navigare all’altezza di un isolotto nel sud dell’Oceano Atlantico. Erano da poco passate le dieci e trenta del mattino e i quattro uomini d’equipaggio, dopo la dura nottata in balia delle onde, stavano lentamente riprendendo le loro attività giornaliere, quando Mattew Stevenson, l’unico passeggero a bordo, sporgendosi dalla prora gridò a pieni polmoni: “donna a mare!”. Il corpo nudo di una giovane appariva e spariva fra le onde. Martin, a bordò del piccolo tender, nel giro di un’ora recuperò invece che un cadavere inanimato, una grande statua di legno finemente decorata. Sul piccolo basamento era incisa una sola parola: “Ermione”. Tutto qui, null'altra indicazione sulla provenienza della statua.
Mattew Stevenson, incuriosito, esaminò la statua posizionata a poppa del Valentine. Ermione era alta circa due metri ed era scolpita in un unico pezzo di ciliegio. La scultura raffigurava una donna avvolta in un lungo drappo che lasciava scoperti i seni. Le mani di Ermione, agili e sottili, afferravano la purpurea veste sollevandola sino al ginocchio. Il piede sinistro era slanciato in avanti: come in un armonico passo di danza.
"In verità dovrebbe stare a prora. È quello il posto di una polena”, commentò sorridendo Martin.
“Cosa è una polena?” Domandò Mattew accarezzando dolcemente Ermione.
“Le polene, alte e maestose, un tempo adornavano le prore di tutti i velieri. Queste statue, poste al disotto del bompresso, proteggevano, secondo le antiche credenze marinare, il loro vascello dalle tempeste e dalle sventure: vigilando sui venti e le onde”, rispose Martin impegnato a tenere dritta la barra del timone.
“I lunghi capelli biondo rame, il profilo sottile, il naso di taglio greco, le labbra chiuse in un fermo sorriso. Questo sguardo spazia oltre i confini del tempo è una bellissima donna dal corpo perfetto” Commentò Mattew rapito dal fascino di Ermione.
“Una statua, è solo una statua, se pur di pregevole fattura resta una scultura di legno. Una polena finemente lavorata e dipinta nei minimi particolari: deve valere un mucchio di dollari. Sono curioso di sapere da dove arriva. Comunque dobbiamo sbarazzarcene, mi occupa tutta la poppa. Al primo porto la portiamo da un rigattiere”, concluse lo skipper facendo cenno a due marinai di portarla a centro barca. La polena, appoggiata all’albero maestro, esercitò da subito un oscuro fascino sugli uomini dello yatch: il mozzo, l'indomani, tentò d'impadronirsene. Il giovane visto da Martin mentre la baciava, prima venne deriso dallo skipper e poi una volta che questo inveii contro di lui ne scoppiò una scazzottata. Il marinaio tenuto a freno da due membri dell’equipaggio si divincolò e davanti agli occhi increduli degli uomini del Valentine si gettò in mare lasciandosi annegare. Fu quella la prima vittima; altre ne dovevano seguire. Si raccontava infatti che il cuoco di bordo, che per lavoro incrociava i propri occhi con quelli della polena per recarsi in cambusa, si innamorò perdutamente della statua. Iniziò a rimanere per ore fermo a guardarla, fino a impazzire. Distrutto da quell’amore impossibile, l’uomo finì per tagliarsi le vene di fronte alla polena. Non più felice fu la sorte del direttore di macchine cui fu affidato l’incarico di portare nel gavone di prora l’ingombrante statua. Trascorse due notti chiuso nel ventre dello sloop con la polena Ermione, il motorista fu ritrovato ai piedi della polena con un coltello piantato nel cuore. Nelle mani del Direttore un biglietto in cui spiegava come a spingerlo al suicidio fosse stata la folle passione scatenata in lui dalla polena.
Il Valentine, proseguì il suo viaggio e raggiunse il Brasile, qui Martin e Stevenson dovettero denunciare e spiegare alle autorità i tre surreali e misteriosi suicidi. La polena fu invece sistemata temporaneamente in un negozio d’antiquariato di Rio per poi essere venduta all’asta e comprata da un appassionato d’antichità marinare di New York che in realtà era lo stesso Mattew Stevenson. Passarono pochi anni. Una sera un giovane capitano di un cargo, cercò di penetrare con la violenza nella casa di Stevenson. Mattew era all’estero quando il marittimo fu scoperto e arrestato; l'intruso diede fuoco alla bella Ermione e si giustificò dicendo che la statua aveva le identiche sembianze della amata scomparsa in mare, durante una navigazione e che quel pensiero lo tormentava da anni e l’unico modo per lenire il suo dolore era sbarazzarsi di quel ricordo ossessivo. Trascorsi un paio di giorni di carcere e pagata la cauzione, il capitano tornò alla sua nave e si impiccò con un pezzo di gomena. Quel giovane era Martin lo skipper del Valentine, ossessionato anche lui dalla bella Ermione. Quel’ episodio, riferito con molti particolari sui giornali americani riportò in attualità alcune sinistre storie che correvano tra i marinai dal tempo del rinvenimento in pieno Atlantico della polena: si disse che gli uomini dell'equipaggio della Valantine si erano tutti innamorati della statua e se l'erano contesa in scenate di gelosia insensata che poi degenerarono in furiose risse per possederla: scannandosi tra di loro fino alla morte. Quando Mattew Stevenson scoprì che il ladro era lo skipper del Valantine un brivido freddo lo pervase apprendendone la tragica morte. Affranto dal dolore per la perdita della sua Ermione decise di rientrare al più presto a New York e di recuperare ciò che restava della scultura carbonizzata. Accecato dalla rabbia uscì dall'hotel dove soggiornava e vagò per le vie di Londra senza una meta da un pub all'altro. Il corpo senza vita di Stevenson fu ritrovato sulla sponda del Tamigi alcuni giorni dalla sua scomparsa. Le autorità londinesi appurarono il suicidio passionale, in quanto addosso a Stevenson era stato ritrovato un pezzo di carta vergato di suo pugno.
“Mia cara Ermione, poiché, nessuna altra a questo mondo potrà mai darmi la gioia d’amare…Tuo per sempre Mattew.”
Un racconto di kork75.
Mi hanno sempre affascinato le polene, ne ho viste di differenti forme e bellezze in musei sparsi per il mondo. Ognuna con il proprio e unico fascino che la differenziano dalle altre!!