The time loop of a young black man killed by a white policeman in New York every day for a hundred days is a loop in the history of mankind. A circle of hell, a stain, a shame. There shouldn't be a need to shout out Black Lives Matter, all lives should count regardless.
But racism is a disorder, a disease, a deficiency dictated by ignorance. Ignorance of the other, fueled by prejudice and lies. Could the dialogue, the meeting, the rapprochement and the closeness of two distant foreigners be the solution? Could knowledge be the cure? They could if everyone were able to enter into the perspective of ideas that white skin is not the hallmark of a privilege as dark skin is not of a fault. But to get there, one would need to be able to think beyond the visible and go beyond appearances.
But, alas, opening up to knowledge is too big a step for those who do not see (the) other than themselves. In this case, the only black that should be eliminated is that of the darkness of ignorance that makes us blind and distant.
'Too late for tears' plays the opening track
'Say their names. Remember their names' is the final warning.
Too late to cry, it is knowledge (of others) that saves, only those who want to be saved. And here is the executioner who should be saved from the darkness of obscene, sinister and uncivilized ignorance. Who, too focused on being white, has forgotten that he is human. Universally, civilly, respectfully. Prejudice makes you step back and exclusivism is the sworn enemy of evolution.
Two distant strangers says it all in less than thirty minutes. Incisive, bitter, tremendously current, disconcerting, true. To be ashamed of being white, because, yes, being on the wrong side of the fence white skin is a fault.
Important dialogues, remarkable photography.
Oscar.
ITA
Il loop temporale di un giovane di colore, ucciso da un poliziotto bianco a New York ogni giorno, per cento giorni è un loop nella storia dell'umanità. Un girone infernale, una macchia, un'onta. Non dovrebbe esserci la necessità di gridare Black Lives Matter, tutte le vite dovrebbero contare a prescindere.
Ma il razzismo è un disturbo, una malattia, una carenza dettata dall'ignoranza. Ignoranza dell'altro, alimentata dal pregiudizio e dalla menzogna. Il dialogo, l'incontro, l'avvicinamento e la vicinanza di due stranieri distanti, allora, potrebbe essere la soluzione? La conoscenza potrebbe essere la cura? Potrebbero se tutti riuscissero ad entrare nell'ottica di idee che la pelle bianca non è tratto distintivo di un privilegio come la pelle scura non lo è di una colpa. Ma per arrivare a questo, bisognerebbe essere in grado di pensare oltre il visibile e di andare oltre le apparenze.
Ma, ahinoi, aprirsi alla conoscenza è un passo troppo grande per chi non vede (l')altro all'infuori di sé. In questo caso, l'unico nero che andrebbe eliminato è quello del buio dell'ignoranza che rende ciechi e distanti.
'Too late for tears' suona la traccia iniziale
'Say their names. Remember their names' è il monito finale.
Troppo tardi per piangere, è la conoscenza (degli altri) che salva, solo chi vuole essere salvato. E qui è il carnefice che dovrebbe essere salvato dalle tenebre della oscena, bieca e incivile ignoranza. Chi, troppo concentrato ad essere bianco, ha dimenticato di essere umano. Universalmente, civilmente, rispettosamente. Il pregiudizio fa fare passi indietro e l'esclusivismo è nemico giurato dell'evoluzione.
Two distant strangers dice tutto e di più in meno di trenta minuti. Incisivo, amaro, tremendamente attuale, sconcertante, vero. Da vergognarsi di essere bianchi, perché, sì, stando dalla parte sbagliata della barricata la pelle bianca è una colpa.
Dialoghi importanti, fotografia notevole.
Da Oscar.