C'mon C'mon, Mike Mills, 2021
White, black and grayscale. Feelings, the most hidden ones, are always under the surface of color, in the darkest and most silent ravines. Spaces in which the questions are dry, difficult, bitter, unsettling and the answers do not admit the 'blah, blah, blah' prepared and politically correct. The outlines are sharp, angular, pungent. There, there is also room for unreasonable sensations. Not feeling well is conceivable, admitting it is a possibility to be taken into consideration, shouting it, probably, is the only way to exorcise what we are not willing to accept of ourselves and others.
Leaving the boundaries of resilience and giving in, letting go, losing, letting go, breathe. Starting over from normal things, recovering them, reconsidering them: tapping your fingers in the air, counting, feeling the beats. Live in the present to be able to keep it. Remember, 'record', record the sounds, the environment, the tangible reality around, to recover the intangible one inside. To detach from oneself, to focus on others. Embrace one's responsibilities to give oneself direction and meaning, to give a dimension to one's existence. Programs made to get stoned, to go and go, to walk because when it's impossible to continue, it's also impossible not to continue.
Mike Mills and Joaquin Phoenix, Woody Norman and Gaby Hoffmann's true, honest and moving interpretations - which set the spectator's mind and spirit in motion - return an absolutely unfiltered representation, in black and white, in fact, of the great arcane of the life, touching all the essential aspects: the future, death, transitions, relationships, being mothers, fathers and children - biologically and morally - the responsibilities, the unspoken feelings, the memory, the need to capture it, the impermanence, transience.
A whole that is always in motion that is always changing, difficult to decipher, to cage and to interpret. To admit that we know much less than we believe and do not know and never recognize the other in its entirety. So, all that remains is to exhort each other to continue: C'mon, C'mon, Let's go!
Refined film.
ITA
C’mon C’mon, Mike Mills, 2021
Il bianco, il nero e la scala di grigi. I sentimenti, quelli più reconditi, stanno sempre sotto la superficie del colore, negli anfratti più bui e silenziosi. Spazi in cui le domande sono secche, difficili, amare, spiazzanti e le risposte non ammettono i ‘bla, bla, bla’ apparecchiati e politicamente corretti. I contorni sono netti, spigolosi, pungenti. Lì, c’è posto anche per le sensazioni irragionevoli. Non stare bene è concepibile, ammetterlo è una possibilità da prendere in considerazione, urlarlo, probabilmente, è l’unico modo per esorcizzare quello che non siamo disposti ad accettare di noi e degli altri.
Uscire dai confini della resilienza e cedere, lasciarsi andare, perdere, mollare, respirare. Ripartire dalle cose normale, recuperarle, riconsiderarle: battere le dita nell’aria, contare, sentire i battiti. Vivere il presente per poterlo conservare. Ricordare, ‘recordare’, registrare i suoni, l’ambiente, la realtà tangibile intorno, per recuperare quella intangibile dentro. Distarsi da se stessi, per concentrarsi sugli altri. Abbracciare le proprie responsabilità per darsi una direzione e un senso, per dare una dimensione alla propria esistenza. I programmi fatti per essere sballati, andare e andare, camminare perché quando è impossibile continuare, è impossibile anche non continuare.
Mike Mills e le interpretazioni di Joaquin Phoenix, Woody Norman e Gaby Hoffmann vere, oneste e commoventi – che mettono in movimento lo spirito e il pensiero dello spettatore – restituiscono una rappresentazione assolutamente non filtrata, in bianco e nero, appunto, del grande arcano della vita, toccandone tutti gli aspetti essenziali: il futuro, la morte, le transizioni, le relazioni, l’essere madri, padri e figli – biologicamente e moralmente - le responsabilità, i sentimenti taciuti, la memoria, la necessità di catturala, l’impermanenza, la caducità.
Un tutto sempre in movimento che sempre cambia, difficile da decifrare, da ingabbiare e da interpretare. Per ammettere che sappiamo molto meno di quanto crediamo e non conosciamo e non riconosciamo l’altro mai nella sua interezza. E allora, non resta che esortarci vicendevolmente a proseguire: C’mon, C’mon, Andiamo!