It is a spiral of violence, to live with the traumas of childhood and war. The film is very raw and does not tell much about the protagonist's life, only some flashbacks of a difficult childhood that indelibly marked him, aggravated by an experience in war that made him even more cold and cruel. But his ferocity is not unleashed on random targets but on those who kidnap children, in order to enslave or prostitute them.
The weapon with which the protagonist will choose to kill his enemies is a hammer, not a simple gun. The care with which the protagonist treats his weapon is a fact that reveals a lot about the psychological aspect of the film as well, with shots that are always close, almost obsessive towards the hunter. The photography and scenography perfectly follow this guideline with dark settings, few details, few emotions, aseptic. The scenes are shot very quickly, a succession of sudden and violent actions, which do not distract the viewer's attention, indeed somehow capture him even more.
Joe, a former veteran kills on commission. A senator contacts him to free Nina, his daughter kidnapped and forced into prostitution. The girl's violated childhood overlaps and merges with Joe's. Psychology is the same. One is double the other and vice versa. The common thread between the two is blood red.
Thanks to an ever superlative and unsolved Joachin Phoenix, Ramsay's dramatic thriller is the grim tale of an intimate, silent pain to be decrypted. The most violent scenes are silent, in black and white or accompanied by fifties jukebox music. The stillness is an anesthetic preview of a composed, raw, lucid violence, without hesitation. Time is suspended and maybe it's a beautiful day and no one has really been there.
The soundtrack is dark, sometimes violent, in line with the storyline and the themes dealt with in the film. On the other hand, the theme is delicate, unfortunately still current, and the anger of the protagonist is a bit the same feeling we feel in reality when we read about similar episodes. Child prostitution is shameful, unspeakable, cowardly, it shouldn't even exist as a concept, yet there are countries in the world famous for child sex tourism. The anger actually grows at the very thought of what many children and teenagers suffer from their tyrants.
I do not recommend the film for minors, violent and with very strong themes. For those who like the action genre it is certainly a pleasant film to watch but without too many pretensions.
ITA
È una spirale di violenza, per convivere con i traumi dell'infanzia e della guerra. Il film è molto crudo e poco racconta della vita del protagonista, solo alcuni flashback di un'infanzia difficile che lo ha marcato indelebilmente, aggravato da una esperienza in guerra che lo ha ancora di più reso freddo e crudele. Ma la sua ferocia non si sfoga su bersagli a caso ma su coloro che rapiscono bambini, ai fini di schiavizzarli o prostituirli.
L'arma con cui il protagonista sceglierà di uccidere i propri nemici è un martello, non una semplice pistola. La cura con cui il protagonista cura la sua arma è un dato che rivela molto sull'aspetto psicologico anche del film, con riprese sempre ravvicinate, quasi ossessive nei confronti del cacciatore. La fotografia e scenografia seguono perfettamente questa linea guida con ambientazioni buie, pochi dettagli, pochi emozioni, asettiche. Le scene sono girate molto rapidamente, un susseguirsi di azioni repentine e violente, che non distolgono l'attenzione dello spettatore, anzi in qualche modo lo cattura ancora di più.
Joe, un ex veterano uccide su commissione. Un senatore lo contatta per liberare Nina, la figlia rapita e costretta a prostituirsi. All'infanzia violata della ragazza si sovrappone e si fonde quella di Joe. La psicologia è la stessa. Uno è il doppio dell'altra e viceversa. Il fil rouge tra i due è rosso sangue.
Grazie a un sempre superlativo e irrisolto Joachin Phoenix, il thriller drammatico della Ramsay è il racconto truce di un dolore intimo, silenzioso, da decriptare. Le scene più violente sono mute, in bianco e nero o accompagnate da musica da jukebox anni cinquanta. La quiete è anteprima anestetica di una violenza composta, cruda, lucida, senza remore. Il tempo è sospeso e forse è un giorno bellissimo e nessuno è stato davvero lì.
La colonna sonora è cupa, a volte violenta, in linea con la storyline e con le tematiche trattate nel film. D'altronde il tema è delicato, purtroppo ancora attuale, e la rabbia del protagonista è un po' lo stesso sentimento che proviamo nella realtà quando leggiamo di episodi analoghi. La prostituzione minorile è vergognosa, indicibile, vile, non dovrebbe neanche esistere come concetto, eppure ci sono paesi nel mondo famosi per il turismo sessuale minorile. La rabbia effettivamente cresce al solo pensiero di ciò che molti bambini e ragazzini subiscono per colpa dei loro tiranni.
Sconsiglio il film alla visione dei minori, violento e con tematiche davvero molto forti. A chi piace il genere d'azione è sicuramente un film piacevole da guardare ma senza troppe pretese.